La bellezza dei libri dovrebbe essere duplice: da una parte dovrebbe essere rappresentata dai suoi capitoli, ognuno dei quali, preso singolarmente, dovrebbe possedere un senso compiuto come se fosse una storia breve; d'altra parte, al contrario, la bellezza di un libro è rappresentata proprio dal modo in cui i capitoli si incastrano insieme a formare un disegno la cui visione si accende con la scintilla della rivelazione finale.
Nella Divina Commedia di Dante in realtà c'è una terza bellezza: la narrazione prende la forma poetica di terzine a rima alternata. Forse l'unica critica che si può muovere è che il percorso logico che i capitoli seguono sia troppo scontato: Inferno, Purgatorio e Paradiso, nessun colpo di scena, insomma, finale troppo lineare.
Nella Divina Commedia di Dante in realtà c'è una terza bellezza: la narrazione prende la forma poetica di terzine a rima alternata. Forse l'unica critica che si può muovere è che il percorso logico che i capitoli seguono sia troppo scontato: Inferno, Purgatorio e Paradiso, nessun colpo di scena, insomma, finale troppo lineare.
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